Nashi, la pera asiatica che combatte l’alcol di troppo

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Tutti conosciamo le pere, uno di quei frutti che mangiamo fin dalla nascita e sempre presente nelle case di tutti gli italiani.

Ma quanti sanno che, questo frutto, originario dell’Asia centro-occidentale, si divide in due gruppi di specie: europeo ed asiatic0.

Nella storia e nella mitologia la pera è associata alla mela, probabilmente perché entrambi sono botanicamente dei pomi; falsi frutti che si originano dall’ingrossamento del ricettacolo, che sostiene i sepali ed i petali e dove sono inserite le logge con i semi (torsolo) e non dall’ovario del fiore, come avviene nei frutti veri (es. pesca, susina).

Nella mitologia dell’antico Egitto il frutto era sacro a Iside, che proteggeva la famiglia e prevedeva il futuro attraverso forme magiche. Nel mondo greco l’albero del pero fu dedicato a Era, moglie di Zeus, e la sua statua fu scolpita proprio con il legno di un tronco di pero. Il frutto di quest’albero era sacro sia per Minerva sia per Afrodite, poiché la pera era associata alla forma del ventre femminile e considerata simbolo erotico e di fertilità. Analogie simili s’incontrano anche nella tradizione e nella simbologia esistenti in Cina, dove la pera rappresenta la giustizia, la purezza, longevità e la saggezza, mentre in Corea l’albero del pero e simbolo di nobiltà, agiatezza e il frutto dona buona salute e fertilità alle donne.

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Come dicevo prime, le circa sessanta specie del genere Pyrus possono essere suddivise in due grandi gruppi : europee-circum mediterranee e asiatiche. Al primo gruppo appartengono le specie ancestrali (Pyrus piraster, Pyrus nivalis) e il pero comune (Pyrus communis) di cui fanno parte molte delle coltivazioni europee e dei paesi occidentali. Al gruppo delle asiatiche, coltivate principalmente in Cina, Giappone, Corea, appartengono le pere nashi (Pyrus piryfolia) e alcune specie ornamentali come il Pyrus calleriana.

Parliamo, quindi, del nashi!

La forma tipica dei frutti di nashi è generalmente tondeggiante, un po’ appiattita, simile a quella di numerose varietà di melo.

La polpa è molto croccante e succosa, ricca di acqua e sali minerali, soprattutto potassio e magnesio, spesso granulosa, che come consistenza può ricordare più la mela che la pera.
Per questo negli USA è denominato mela-pera, in riferimento anche alla forma tondeggiante. Il sapore però, a differenza delle mele, manca di acidità e non ha gli aromi tipici delle pere europee.
Possiamo definire il nashi come un frutto dolce e fresco, forse un po’ “piatto”, ma gradevole e dissetante, ideale per mitigare la calura estiva.

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La buccia, di colore bronzato-arancio, è liscia e delicata, tipicamente “punteggiata”, per la presenza di lenticelle (una sorta di pori) molto evidenti. Per questo nella commercializzazione viene protetto con imballaggi particolari. In Giappone i frutti vengono spesso utilizzati come doni, un po’ come fossero dolci o cioccolatini, e devono essere esenti dal minimo difetto.

Ogni nashi contiene un’alta dose di fibre, vitamine del gruppo B e C, sali minerali a fronte di un basso contenuto calorico, aspetto che ne facilita l’inserimento nella dieta senza andare ad alterare le calorie introdotte giornalmente nel nostro organismo. Infatti 100 grammi di questo frutto forniscono appena 40 calorie. La stessa quantità ci fornisce invece oltre il 10% della vitamina C che dovremmo assumere quotidianamente.

Anche la vitamina B contenuta in questi frutti offre innumerevoli benefici alla nostra salute. Infatti è particolarmente utile per tutelare la nostra pelle, il nostro apparato digerente e aiuta a mantenere sano il fegato. È inoltre particolarmente utile in caso di stanchezza e stress. Gli effetti benefici della vitamina B per il nostro apparato digerente sono facilitati inoltre dalla presenza di fibre in questo frutto.

I sali minerali contenuti nelle pere nashi sono il magnesio, il fosforo e soprattutto il potassio. Quest’ultimo  è importantissimo perché aiuta a regolare i fluidi nel nostro organismo e quindi risulta un ottimo alleato nella lotta alla ritenzione idrica.

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Similmente ad altri frutti esotici, come l’avocado, si può utilizzare il nashi come ingrediente di antipasti e insalate oltre che macedonie; per questo è chiamato anche “salad pear”.
E’ più buono fresco di frigorifero e si abbina al gusto dei crostacei, alle insalate, ai formaggi a pasta dura e al prosciutto crudo, in Corea lo aggiungono anche alla carne.

Io ho avuto la fortuna di mangiarlo fin da piccola, grazie a mamma che ha piantato un albero in giardino decenni fa. Quando ho scoperto che non era un frutto “autoctono” calabrese ne sono rimasta sorpresa… ma ringrazio sempre mamma per aver piantato cosi tanti alberi particolari nel giardino di casa.

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Una curiosità:  Secondo gli scienziati australiani, il succo di nashi è un perfetto antidoto per serate nelle quali si alza troppo il gomito.
Lo rivela l’articolo “Pre-pear yourself: have we ended the fruitless search for hangover prevention?” con l’intervista al capo-team dello studio, pubblicato sul sito dell’agenzia australiana della scienza Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation CSIRO.
La ricerca, peraltro, rivela anche che questo tipo specifico di pera può ridurre le concentrazioni di colesterolo oltre che di alcool nel sangue.

Il frutto viene utilizzato come rimedio tradizionale per postumi di una sbornia. Basta il consumo di 220 ml di succo di nashi per raggiungere gli effetti desiderati. Tuttavia, viene specificato, l’azione del frutto si deve solo se viene consumato prima di bere l’alcol.

“La nostra ricerca è stata condotta sia su soggetti umani che animali. Risulta che i fattori contenuti nel nashi agiscono sugli enzimi chiave coinvolti nel metabolismo dell’alcool, ovvero l’alcol deidrogenasi (ADH) e l’aldeide deidrogenasi (ALDH), accelerando il metabolismo dell’alcol e la sua eliminazione o inibendo l’assorbimento dell’alcol. In particolare, con il consumo di succo di pera sono state osservate riduzioni nei livelli di acetaldeide nel sangue, il metabolita tossico che si sospetta essere responsabile dei sintomi postumi di una sbornia. In particolare nel gruppo che ha consumato succo di nashi, rispetto a quello che ha bevuto placebo, si è riscontrata una notevole diminuzione del sintomo “difficoltà di concentrazione”.

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  1. Giampaolo Grimaldo says:

    Interessantissima varietà di frutta. Chiedo se é possibile l’ acquisto online ed in quale quantità

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Daniela Ceravolo © Copyright 2021. All rights reserved.
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